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Displasia dell’anca: conosciamola meglio

La displasia dell’anca è una malformazione dell’articolazione coxo-femorale che si sviluppa durante la crescita del cane.
La testa del femore è mantenuta correttamente all’interno dell’acetabolo dall’equilibrio delle forze esercitate da ossa, muscoli, tendini e strutture legamentose.

Qualora venga a mancare una perfetta congruenza dei due capi articolari, si instaura una instabilità ed un progressivo processo di usura della cartilagine articolare a cui consegue un processo infiammatorio e l’iniziale evoluzione artrosica.

 

 

È una patologia multifattoriale ed ereditaria.

Alcuni fattori critici che influenzano l’incidenza della malattia sono altezza, peso, ritmo di crescita, sviluppo della massa muscolare pelvica e attività svolta.

Per questo motivo è opportuno considerarli nei cani predisposti e affetti.

Questa patologia colpisce generalmente i soggetti di taglia media, grande e gigante, mentre solo occasionalmente si riscontra in razze più piccole.

Tra le razze canine più colpite ritroviamo il Pastore Tedesco, i Retrievers, il Rottweiler, il Dogue de Bordeaux, il Cane Corso, il Boxer ed in generale tutti i molossoidi e i lupoidi.

 

pastore tedesco

 

Quali sono i segni clinici?

La sintomatologia comprende: zoppia, riluttanza al movimento, rigidità, debolezza.

La sintomatologia si manifesta in due momenti critici della vita del cane: in età giovanile ed in età anziana.

La malattia è progressiva e porta alla degenerazione dell’articolazione con grave quadro infiammatorio che si manifesta con dolore che peggiora la qualità di vita dell’animale.

 

Come si effettua la diagnosi?

Esistono 3 tipologie di diagnosi:

  • In paziente sintomatico: arriva in clinica per una zoppia e si eseguono le radiografie.
  • Valutazione precoce in pazienti apparentemente normali, eseguita prima dei 6 mesi di età. L’obiettivo è identificare la displasia quando è ancora possibile correggerla chirurgicamente.
  • Studio radiografico ufficiale non nasce per fare diagnosi di displasia d’anca, ma serve per certificare sul pedigree il grado di displasia del cane.
    Si esegue in specifiche razze a 12-18 mesi di età, è indipendente dai sintomi e spesso è richiesto in caso di attività sportiva, manifestazioni agonistiche, oppure per far riprodurre il proprio animale.

 

 

Quando va eseguito l’esame radiografico?

In cani sintomatici in qualsiasi momento, mentre per la selezione genetica è necessario effettuarlo a maturità scheletrica raggiunta e nella diagnosi precoce prima dei 6 mesi.

La diagnosi ufficiale di displasia dell’anca è definita dalla legge ed è prevista un’età per ogni razza. Il veterinario esegue le radiografie e la invia alla centrale di lettura ufficiale che certificherà l’animale.

Lo studio radiografico prevede diverse proiezioni; dalle radiografie ottenute si estrapolano degli indici che ci rivelano il grado di lassità articolare, cioè quanto la testa del femore si allontana dall’acetabolo. Inoltre vengono esaminati accuratamente i profili articolari per valutare se è già presente rimodellamento dei capi articolari (alterazione del profilo dell’articolazione), elemento che ci indica una  evoluzione negativa della patologia.

 

 

Quali sono le opzioni terapeutiche?

Esistono diversi tipi di trattamento che possono essere divisi in due grandi categorie:‌ quelli chirurgici e quelli conservativi.

La scelta della trattamento dipende da tanti fattori diversi quali la gravità dei sintomi, i risultati delle radiografie, la razza, l’età e il peso del cane.

 

Terapia conservativa

Si intende l’insieme di opzioni terapeutiche non chirurgiche finalizzate a controllare il dolore e l’infiammazione, prevenire e rallentare la progressione del danno articolare, ripristinare una corretta funzione motoria e migliorare la qualità di vita del paziente.

  • Controllo del peso:  il peso è direttamente correlato con le forze che gravano sull’articolazione e quindi possono condizionare l’evoluzione della malattia. Nei cani in sovrappeso la riduzione del peso corporeo è da sola in grado di garantire un significativo miglioramento della sintomatologia clinica con una riduzione della zoppia.
  • Controllo del dolore: il dolore va trattato fin da subito per evitare che il soggetto riduca l’esercizio fisico perdendo massa muscolare, cosa che comporterebbe aumento dell’instabilità articolare e quindi maggiore stress meccanico a carico della capsula articolare, cartilagine e legamenti.
  • Fisioterapia: deve essere eseguita in pazienti opportunamente selezionati e dev’ essere eseguita correttamente da personale formato, poiché altrimenti potrebbe essere dannosa.

E’ fondamentale conoscere bene la patologia e studiare accuratamente ogni singolo caso per gestire al meglio il dolore del paziente e quindi  permettergli di  avere una buona qualità di vita.

 

Terapia chirurgica

Gli interventi indicati per i pazienti affetti da displasia dell’anca possono essere classificati in: preventivi, palliativi e sostitutivi.

L’opzione chirurgica più appropriata deve essere scelta considerando età del paziente, attitudine, grado di displasia e sintomatologia presente.

  • Interventi preventivi: mirano a ripristinare la corretta biomeccanica articolare e consentono di prevenire lo sviluppo o limitare la progressione di danni irreversibili a carico dell’articolazione
  • Interventi palliativi: mirano a ridurre il dolore articolare e a migliorare la qualità di vita del cane, pur non essendo in grado di ripristinare un’articolazione normale.
  • Interventi sostitutivi: consistono nella sostituzione della testa del femore e dell’acetabolo con elementi protesici. Ciò porta al pieno recupero della funzionalità articolare e all’eliminazione del dolore, garantendo al cane un netto miglioramento della qualità di vita.

 

 

A cura della Dott.ssa Sofia Timelli

Roberto Bertoletti

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